Il Circo dei Gatti di Mosca

Sicuramente, già solo il titolo di questo articolo farà storcere il naso a più di un lettore. Il circo, dopotutto, è semplicemente un inferno per gli animali che ne fanno parte come staff, e se non bastasse questo, l’idea di sostituire tigri, leoni e orsi con il gatto, l’animale che per antonomasia non ha padroni ma solo “umani”, fa certamente nascere più di una perplessità. Per comprendere il fenomeno che è il Circo dei Gatti di Mosca, tuttavia, occorre osservarne più da vicino le caratteristiche e peculiarità.

Il Circo dei Gatti di Mosca di Yuri Kuklachev nasce negli anni Novanta, ma il suo primo seme attecchisce diversi anni prima, quando un Kuklachev in cerca di una propria identità artistica salva un gattino abbandonato dentro un cespuglio. E’ un successo: la famiglia Kuklachev apre il proprio teatro, inizia a raccogliere randagi dalla strada “reclutandoli” per il circo. Esso nel 2005 viene poi acquistato dallo Stato divenendo quindi Teatro Statale: un riconoscimento non da poco nella patria di nascita della regia. Oggi, il Teatro è suddiviso in tre settori, di cui uno è diretto dal figlio Vladimir, coreografo di balletto che è in grado di individuare per il personale felino un ruolo all’interno degli spettacoli di danza. Yuri e i due figli Vladimir e Dmitry ideano spettacoli, talvolta dai caratteri narrativi più che numeri, in cui i 200 gatti del teatro possano trovarsi a loro agio ed esprimere se stessi.circo gatti

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Nessuno, qui, vuole sminuire l’arte o la grandezza della Russia in questo ambito: ma, impossibile chiederselo, è davvero possibile spingere degli animali come i gatti a camminare su una palla, fare equilibrismo su un filo sospeso o sostenersi con le sole zampe anteriori su una mano umana senza coercizione o peggio violenza? Lasciamo rispondere Kuklachev stesso:

“Non usiamo la parola allenamento qui, perché significherebbe obbligare gli animali a fare qualcosa e non si può obbligare un gatto a fare qualcosa che non vuole. Noi giochiamo con i gatti”.

“La mia tecnica di addestramento dei gatti è molto semplice. E’ priva di violenza. Chiunque assista a un mio spettacolo può capirlo, perché un gatto sul palcoscenico si avvicina a me volontariamente e si mostra a suo agio”.

Ma come, ed è il secondo grande dubbio, si porta un gatto a compiere i gesti da scena che qualsiasi spettatore del circo può vedere dalla platea? A dire di Kuklachev, ogni spettacolo, ogni numero, è tagliato esclusivamente sul carattere dei singoli animali che vi partecipano: l’intervento umano si limita a spingere con dolcezza gli animali a ripetere azioni e gesti che hanno mostrato di apprezzare e compiere spontaneamente. E’ su quanto ciascun gatto fa, che la dinamica narrativa dello spettacolo viene costruita; e quando accade che uno dei gatti “improvvisi” deviando dalla lista di azioni precedentemente compiute, non se ne fa certo un problema.

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Risulta difficile da credere che dei gatti possano amare essere vestiti come bambole, o compiere tragitti su corde sospese. Vero è che ogni gatto è un essere a sé, tuttavia ci sono troppi “se” in questa faccenda, troppi dubbi, troppe ombre che non tranquillizzano in merito al benessere dei gatti del Circo. E sappiamo bene che, in ambito animale, dove c’è il dubbio a volte si annida il marcio. Se inoltre dovessimo credere a tutte le dichiarazioni di gestori di circhi su come i loro animali siano viziati e coccolati, dovremmo allora appoggiare i circhi con animali. E questo, semplicemente, non è possibile e non è soprattutto etico o rispettoso verso la sensibilità animale.

Chiudiamo con una riflessione soltanto. Il mondo del circo coi gatti a noi può sembrare estremamente lontano, anche per la nostra cultura che ancora manca di sensibilità verso l’universo animale, ma è forse più vicino di quanto pensiamo. E lo dimostra come gatti “addestrati” approdino ogni giorno nelle nostre case grazie alle più diverse pubblicità: eccone una della Wiskas con protagonisti i gatti di Dmitry Kuklachev.