Gatti nelle fiabe: la storia “L’anello fortunato”

Fedele alla sua natura misteriosa, il nostro felino preferito ricopre diversi ruoli nella fiaba e nel folklore: a volte è l’astuto trickster, altre si dimostra ingenuo e poco previdente. Nella storia nota come L’anello fortunato, il gatto è invece amico leale e affezionato.

Un giovane, figlio di un mercante, ha ormai raggiunto l’età adulta: tempo per lui di tentare la fortuna seguendo le orme del padre. Il padre, quindi, gli consegna 300 rupie e gli comanda di mettersi in viaggio alla ricerca di affari interessanti.

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Il giovane, tuttavia, finisce per spendere tutto il denaro per salvare tre animali dalla morte: un serpente, un cane e un gatto.

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Tuttavia, il ragazzo ormai al verde non ha altra scelta che tornare a casa. Il padre, infuriato, lo relega nel granaio, dove a tenergli compagnia restano i suoi tre animali: col tempo, quello che si crea tra le tre creature e il ragazzo è un legame forte e cementato.

Un giorno, il serpente svela al ragazzo di essere figlio del nobile Raja Indrasha e lo incoraggia ad accompagnarlo fino al suo regno: in questo modo, a ricompensa del salvataggio del serpente, il ragazzo potrà chiedere l’anello alla mano sinistra del nobile, il cucchiaino e la padella. Il ragazzo ascolta il consiglio del serpente e ben presto si trova con un anello in grado di evocare una splendida dimora completa di meravigliosa moglie, nonché una padella e un cucchiaino capaci di fornire ogni cibo esistente.

Il ragazzo è dunque ormai un uomo ricco e felice. Tuttavia, è quando un principe si innamora di sua moglie che cominciano i guai: la zia orchessa del principe, ingannando la ragazza, riesce a rubargli l’anello in modo che il nipote possa avere la donna dei suoi sogni.

E’ qui che, unendo le forze, cane e gatto lavorano per riportare al loro umano la sua casa, i suoi beni e sua moglie.

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E’ il gatto a convincere un gruppo di topi, minacciando il loro principe, a prendere l’anello dallo stomaco dell’orchessa, dove ella lo teneva custodito.

Per due volte il cane, preso dalla gelosia verso il gatto, richiede di trasportare l’anello ritrovato: e per due volte lo perde, la prima volta lasciandolo cadere in bocca a un pesce e la seconda facendoselo rubare da un nibbio. Il gatto, astutamente, minaccia un uccello in grado di cacciare i pesci di ucciderlo se non recupererà per lui l’anello; e quanto al nibbio, si limita a eliminarlo e recuperare l’artefatto.

E’ così che il ragazzo riesce a salvare sua moglie e i suoi beni, e il cane, pentito per la sua stessa gelosia e affranto per aver quasi perduto l’anello e portato via la felicità al suo umano, chiede perdono al gatto.

Bisogna ammetterlo: il nostro felino, qui, non è proprio un’anima candida. Ogni mezzo, per lui, è accettabile: dal ricatto all’assassinio stesso. Non è perfetto come non lo è il cane. Ma tutto quello che fa, lo fa per il suo umano, e questo non può essere che amore.