Il gatto africano dorato è stato avvistato in Tanzania, per la prima volta
Lo vediamo anche nel nostro gatto domestico: qualche volta i felini sanno essere schivi, poco disponibili a farsi trovare e toccare, affezionati a rifugi atti a renderli meno visibili come coperte e sedie nascoste da una tovaglia. Un tratto, questo, che non manca ai loro parenti selvatici, e che diventa un problema quando si tratta di stabilire lo stato di conservazione di una specie. Nonostante questo, gli sforzi del Muse, Museo delle Scienze di Trieste, recentemente sono stati ripagati con un bel risultato: il gatto africano dorato è stato avvistato in Tanzania.
Tutto è cominciato quando il Muse ha deciso di intraprendere una ricerca sulla biodiversità nell’area della foresta fluviale nord occidentale della Tanzania.
E certo, gli studiosi non si aspettavano di incontrare un Caracal aurata, come viene denominato a livello scientifico il gatto africano dorato, in quanto la sua area di distribuzione è sempre stata individuata tra il bacino del Congo, le coste dell’Africa occidentale e alcune zone dell’Africa orientale.
Il Muse ha annunciato la notizia, corredata di fotografie, anche sul suo account Twitter.
Nei fatti, è la prima volta che il gatto africano dorato è stato avvistato in Tanzania.
Probabilmente la presenza in Tanzania di quell’esemplare si può spiegare con il fatto che l’area di ricerca è al confine con l’Uganda, stato in cui il gatto africano dorato è storicamente presente.
Il Caracal aurata, per chi fosse interessato a qualche dato più tecnico, è un mammifero appartenente ai Felinae, sottofamiglia dei Felidae. In questo, è proprio come il nostro Felis catus.
Deve il suo nome, come evidente dalle foto, al colore del suo manto: esso varia nelle tonalità, andando, come spiega il Muse, “dall’arancione intenso al tipicamente ‘dorato’, al grigio, al marrone scuro e perfino al nero di individui melanici”, ma in parecchi esemplari è visibile almeno un pizzico di composizione dorata, luminosa.
Fisicamente, è grande il doppio del gatto domestico, e i maschi possono raggiungere i 130/150 cm di lunghezza e i 14 kg di peso.
Date le sue abitudini notturne e la sua natura schiva, non è facile incontrarne uno. I ricercatori del Muse guidati da Francesco Rovero , quindi, hanno avuto un bel colpo di fortuna.
C’è da sperare, ora che il gatto africano dorato è stato avvistato in Tanzania, che le autorità tutelino con più cura rispetto a quanto fatto fino ad ora la Riserva Naturale di Minziro, in cui è compresa appunto l’area di avvistamento. Attualmente, vi entrano indisturbati fin troppi tra cacciatori, boscaioli e uomini d’affari. Pare si punti persino alla zona per la costruzione di un oleodotto.