Il lieto fine della gatta Lilo, abbandonata con una lettera al collo

L’abbandono è universamente riconosciuto, almeno da chi è dotato di sensibilità, come un reato di maltrattamento. Eppure, a volte, c’è chi rinuncia al proprio animale per il suo stesso bene. Proprio di recente, qualcosa del genere è accaduto nel Regno Unito. E per fortuna, siamo qui a narrare il lieto fine della gatta Lilo.

A incontrare Lilo sulla propria strada è stata la RSPCA di Manchester e Salford. La gattina al collo aveva questa lettera, che vi mostriamo e traduciamo per voi.

“Mi chiamo Lilo, e sono sola. 

La mia mamma è dispiaciuta e mi ama molto, ma non può più tenermi con sé. 

Adoro le piccole leccornie, e fare la pasta su una coperta morbida. Sono abituata alla vita d’appartamento.

Amo giocare e sono molto indipendente, ma amo anche le coccole e dormire in fondo al letto la notte.

Sono una brava ragazza e la mia mamma spera che qualcuno mi amerà di più. Per favore, prenditi cura di me.

PS: sono stata con lei dalla nascita, quindi non sono abituata ad altre persone”.

Qualcuno potrebbe obiettare che abbandonare Lilo, invece di operare una rinuncia e presentarsi con lei ai volontari RSPCA, sia un gesto un po’ codardo. Linearmente è vero, ma lo è anche che ignoriamo le circostanze che hanno portato a questo corso di azioni. L’origine è stata un problema economico? O forse la signora ha un compagno che ha minacciato Lila? Non lo sapremo mai.

Quello che però ci è noto, è che oggi Lila ha una nuova famiglia. Il lieto fine della gatta Lilo è diventato realtà, come la sua mamma si augurava. Perciò è giusto chiedersi, è meglio un abbandono simile o uno brutale, in caso ci si trovasse costretti a scegliere? La risposta, riteniamo noi, è ovvia.

 

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