In memoria del gattino lanciato da un ponte a Lanusei, in Sardegna

Non esistono parole davvero adatte per commentare eventi di pura e semplice crudeltà. Si può ragionare sull’ambiente in cui questi fatti accadono, utilizzando un approccio scientifico, ma resta in ogni caso il senso di desolazione per il modo in cui come esseri umani siamo degradati da un gesto che, pure, non è compiuto da noi. Oggi scriviamo in memoria del gattino lanciato da un ponte a Lanusei, in Sardegna.

Fonte: https://www.open.online/

Ometteremo, ovviamente, il video che riprende l’atto. Sì, perché esiste un video, che evidenzia la goliardia dei responsabili prima, o dopo, che il povero animale sia consegnato alla sua morte. Il responsabile non è solo il ragazzo che, fisicamente, ha compiuto l’atto. Lo è in egual misura l’amica presente, che lo ha spronato al gesto. Si tratta di due giovani, un maschio di 14 anni e una femmina di 17, già identificati. Lo stesso video è stato diffuso sui social, come fosse una sorta di trofeo. No, il micetto non è sopravvissuto. Dopo un volo di decine di metri, percorsi senza dubbio con un terrore indicibile addosso e il cuore a mille, è piombato a terra. L’impatto, nutrito dallo slancio della caduta, è stato fatale.

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La reazione del web non si è fatta attendere. Sono fioccati insulti e minacce di morte, per cui l’autore del gesto ha protestato.

“Sei f****to, ti ho trovato”

“Stiamo arrivando, preparati”

 

Si dice pentito e perturbato dai tanti messaggi come questi.

“So di aver sbagliato e mi sono già pentito. Le autorità mi stanno già facendo pagare i danni, oltre che i danni morale che sto ricevendo a causa delle minacce e degli insulti, ho dovuto eliminare foto e video da ogni social, chiedo perdono.

Ho sbagliato è vero, ma non sapete cosa voglia dire ricevere migliaia di messaggi con insulti, minacce, video della mia via di casa. Sono al limite, sto pensando di fare della beneficienza per cercare di rimediare”

Nel video compaiono altre tre persone; una di esse era impegnata a filmare, ma per ora le loro identità non sono note. I due sono stati convocati assieme ai genitori negli uffici del Corpo Forestale, dove è stata notificata loro la denuncia.

A livello legale,  la Lida – Sezione Olbia e “Zampe che danno una Mano” Odv tramite l’avvocatessa Giada Bernardi del Foro di Roma hanno presentato denuncia alla Procura di Cagliari. Come recita l’articolo 544 ter del Codice penale, il reato di maltrattamento di animali prevede la pena della reclusione da 3 a 18 mesi o la multa da 5mila a a30mila euro. La pena è aumentata della metà se dai fatti deriva la morte dell’animale, come in questo caso. Ebbene, c’è anche chi ha aperto una petizione perché sia assegnata la massima pena a questi ragazzi: chi volesse firmarla, la trova a questo link.

In memoria del gattino lanciato da un ponte a Lanusei, in Sardegna, è bene non dimenticare eventi come questi. Sono un importante campanello d’allarme che parla di educazione assente e gestione della famiglia discutibile, nonché di assenza di sensibilità e empatia.

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