In Namibia, un ospedale è invaso dai gatti
Nell’ ospedale governativo di Rundu, in Namibia, le autorità e i dirigenti della struttura sanitaria stanno affrontando un problema che ha a che fare con il randagismo, la salute e lo spreco di cibo. Già da qualche tempo, infatti, l’ospedale è popolato di gatti randagi, in particolare nelle ore notturne; gatti che si spingono a occupare i letti vuoti. Alcuni tra i pazienti temono che la presenza degli animali sia poco compatibile con la “missione” di un ospedale.
Cosa li spinga a questa “invasione”, lo hanno capito i pazienti quanto il personale della struttura medica: i gatti, affamati, si avventurano nei corridoi e nelle stanze in cerca degli avanzi di cibo della giornata. Il dirigente dell’ospedale, Yuri Yangazov, sottolinea che non è detto che la presenza dei gatti sia dannosa e che le associazioni a difesa dei diritti animali sono contro la loro eliminazione; d’altro canto, i metodi utilizzati dai veterinari del dipartimento per tenerli lontani si sono rivelati inutili.
Alec Bishi, il veterinario di stato del Ministero dell’agricoltura, dell’acqua e delle scienze forestali, punta il dito contro il rischio di trasmissione della rabbia proprio all’interno di una struttura ospedaliera e riconosce la difficile risoluzione del problema. Raccomanda, in sostanza, di mantenere un’adeguata igiene e far sì che gli avanzi siano ridotti al minimo. Quel che si sa, comunque, è che la problematica è comune anche ad altri ospedali.
Ciò che colpisce in una notizia del genere, e che meraviglia data la nomea dell’Africa come continente povero e “poco civilizzato” in confronto all’Occidente, è che nessuno tra i coinvolti nella problematica abbia valutato la possibilità di uccidere i gatti: non sappiamo se Yangazov sia o meno infastidito dall’opinione delle associazioni animaliste, ma il fatto che lui per primo abbia sottolineato che la loro presenza non è necessariamente nociva può forse essere un indizio positivo. Quanto a Bishi, non c’è che dire, il consiglio di minimizzare gli avanzi è buono per chiunque e ragionevole per chiunque; è lodevole come non abbia fatto minimamente menzione a uno sterminio. Un passo in più, certo, si potrebbe fare: occuparsi della loro salute e provare a educarli alla pet therapy abituati come già sono all’ambiente ospedaliero. A monte, sicuramente, il fatto che dei randagi vengano a cercare cibo in una struttura ospedaliera indica come di loro ci si curi troppo poco, a prescindere dalla ragione per cui accade.