La leggenda della creazione dei gatti

Da sempre, i gatti incantano per il loro mistero, la loro grazia e quell’indipendenza che li rende unici. L’antico fascino di questi animali ha ispirato miti e leggende, una delle quali è stata raccontata da Julia Deuley nel libro Racconti che fanno le fusa. In questo volume, Deuley esplora la bellezza e la magia del mondo felino, trasportandoci in un passato immaginario dove il Creatore, in un momento di armonia universale, decide di dar vita ai gatti. Nasce così una storia che celebra l’indole speciale di questi esseri sospesi tra la terra e un regno magico, una qualità che li rende vicini agli uomini eppure sempre sfuggenti, come custodi di un segreto antico e insondabile.

Immagine generata da AI

Questa leggenda moderna si inserisce nel vasto repertorio di storie e racconti dedicati ai gatti, alimentando quel mistero che da sempre accompagna queste creature.
Ecco il racconto, buona lettura!

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In un tempo molto, molto lontano, un tempo così antico che anche le rocce più vecchie non ne conservano traccia, il Creatore di tutte le cose convocò presso di sé le diverse categorie di spiriti che aveva deciso di destinare alla Terra. Ad ognuna chiese di formulare il più grande dei suoi desideri, al fine di procedere ad un’equa ripartizione delle specie. Un buon miliardo di stelle nacquero e morirono mentre i diversi clan ponderavano con cura la delicata questione.
Infine ciascuno espresse la propria aspirazione dando libero sfogo ad ambizioni e sogni.
“Vogliamo l’onnipresenza e l’invisibilità” dissero i primi.
Nacquero così batteri,virus e microbi.
“Noi desideriamo la fortuna!”
E presero forma le ostriche perlifere.
“Noi vogliamo soggiogare il mondo”.
Il Creatore allora generò i vermi e tutta la brulicante popolazione sotterranea alle quale le altre specie, inesorabilmente, avrebbero finito per il consegnare le proprie spoglie.
“Noi chiediamo soltanto la virtù della pazienza.”
E vide la luce il ragno.
Taluni vollero l’eloquenza e furono trasformati in pappagalli.
Altri, l’alta finanza, e il Creatore,riempì gli oceani di pescecani.
Altri ancora avevano una fortissima inclinazione alla convivenza sociale, lo pregarono di accordare loro la perfetta uguaglianza. Furono pecore.
Certuni chiesero il talento di misurare con precisione vaste distese e ampi territori.
Il Creatore li fece cammelli le cui gobbe non sono altro che l’emblema del loro innato bernoccolo per le scienze esatte che permette loro di attraversare gli immensi deserti terrestri senza mai smarrirsi.
Altre richieste erano venate di poesia.
“Desideriamo diffondere la voce del vento ed imparare l’alfabeto dei fiori.”
E le farfalle colorarono i cieli.
“Noi saremo gli eterni amanti della Luna, a lei soltanto intoneremo i nostri canti sconsolati.”
Il Creatore generò i lupi.
Taluni spiriti originali e senza dubbio un po’ pazzi affermarono:
“Noi vogliamo essere ammirati da tutti.”
Dio creò i pavoni.
Alcuni spiriti particolarmente rumorosi e inquieti si alzarono in piedi per pretendere con tono altezzoso un quoziente intellettuale eccezionalmente brillante e superiore agli altri.
Malgrado l’arroganza di una simile richiesta, il Creatore si strofinò il suo unico immenso occhio e creò gli uomini.
Rimaneva, un po’ in disparte, un piccolo clan di spiriti, stranamente silenziosi che osservavano la scena con un certo divertimento.
“E voi, che cosa desiderate? Parlate senza timore.”
La risposta giunse tra un mormorio soffuso.
“La saggezza, o nostro Signore.”
Fu così che apparvero i… gatti!”

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