Le mummie dei gatti ritrovate nelle tombe egizie in realtà erano vuote? La scoperta dell’università di Manchester

Il legame tra i gatti e l’antica civilità egizia, oramai, non è ignoto a nessuno. E forse, molti sanno anche che gli Egizi erano soliti mummificare i gatti alla loro morte, vicino alla loro famiglia. Una recente scoperta di alcuni studiosi inglesi, però, ha fatto sorgere un curioso interrogativo: le mummie dei gatti erano vuote, in realtà?

By Mario Sánchez – British museum, Egypt mummies of animalsUploaded by Magnus Manske, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10859220

La scoperta dell’università di Manchester

La questione è nata in seguito a un progetto dell’Università di Manchester, in cui diversi esemplari di mummie animali – circa 800 tra gatti, ibis e coccodrilli – sono stati sottoposti a TAC e raggi X. E con sorpresa, i ricercatori hanno scoperto che un terzo di questi conteneva i resti animali attesi, un altro terzo resti parziali di animali e un ultimo terzo di essi non conteneva alcun resto animale.

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Il risultato del progetto ha lasciato scossi molti storici. Alcuni hanno ipotizzato una truffa a opera degli imbalsamatori; altri, invece, che essendo così alta la domanda di questi artefatti gli imbalsamatori siano stati costretti, col tempo, a inserire all’interno non animali reali bensì materiali da essi spesso utilizzati al loro posto, come fango, detriti e bastoncini di legno.

L’egittologa Lidija McKnight, però, ha un’altra teoria che spiegherebbe perché in parte le mummie dei gatti erano vuote.

“Cat Mummy, 3rd C. BC-3rd C. AD” by Gary Lee Todd, Ph.D. is marked with CC0 1.0

Parola agli egittologi

La dottoressa Lidija McKnight, egittologa dell’Università di Manchester, ha dichiarato: “Ci sono state alcune sorprese. Abbiamo sempre saputo che non tutte le mummie animali contenevano ciò che ci aspettavamo, ma abbiamo scoperto che circa un terzo non contiene alcun materiale animale, quindi nessun resto scheletrico.”

Un terzo delle mummie analizzate contiene materiale organico come fango, bastoncini e canne, che sarebbero rimasti nei laboratori degli imbalsamatori, e anche gusci d’uovo e piume. In quest’ultimo caso, si tratta di resti speciali perché erano stati a stretto contatto con gli animali, erano resti appartenuti a loro“.

La differenza tra mummie umane e mummie animali starebbe nello scopo dell’imbalsamazione stessa. Per gli esseri umani, le mummie avevano lo scopo di preservare il corpo per l’aldilà; le mummie animali probabilmente erano un’offerta religiosa.

Sappiamo che gli egiziani adoravano gli dei in forma animale, e una mummia animale permetteva una certa connessione con il mondo degli dei“, ha spiegato il dottor Campbell Price, curatore della sezione Egitto e Sudan al Museo di Manchester. Le mummie animali erano doni votivi. Oggi avresti una candela in una cattedrale; in epoca egiziana avresti trovato una mummia animale. Ad un certo punto, la richiesta è diventata così elevata che la domanda ha superato l’offerta, e gli imbalsamatori si sono dovuti ingegnare per soddisfare la richiesta“.

Seppur sia vero e dimostrato che esistono tombe monumentali dedicate agli animali e che i gatti venivano sepolti con le loro famiglie, pare che una parte delle “mummie” fossero in realtà offerte votive simili alle nostre candele da accendere in chiesa. Venivano utilizzate, quindi, per comunicare con le divinità e chiedere la loro benevolenza. Naturalmente, in questi casi, non c’era necessità di mummificare realmente un gatto.

La verità rimane nascosta nei tempi antichi, e chissà, forse tutte e tre le teorie qui esposte nascondono una parte di verità.

Noi, da parte nostra, non cessiamo di restare affascinati dal modo in cui il popolo egizio teneva in considerazione i nostri felini!