Problemi tra gatti e vicini di casa: ecco cosa si rischia per la legge
Quando si entra in contrasto con un vicino a causa dei nostri animali, la questione è sempre spinosa. Oltre al timore di un avvelenamento ai danni dei poveri quattrozampe, si temono spesso anche eventuali problemi legali… ma non è così facile capire cosa concretamente si rischia, secondo la legge. Dunque, in caso di problemi tra gatti e vicini di casa, di cosa possiamo realmente essere considerati colpevoli?
Una risposta interessante la offre la sentenza della Cassazione n. 25097/19 del 5 giugno 2019.
Reato di stalking condominiale
Sembrerà strano, eppure è vero.
Se infastidiamo i vicini di casa sapendo bene di farlo, specialmente quando abbiamo ricevuto lamentele esplicite, ci comportiamo “con dolo”.
Perché scatti questo reato, è necessaria la presenza di un “comportamento doloso, cosciente e volontario”. Laddove questo non è dimostrato, si può comunque ricadere in un reato di incuria colposa nella gestione degli animali.
Azione civile per mancanza di pulizia e cattivo odore
Come è ben noto, la legge tutela le colonie feline. Non è pertanto vietato utilizzare il terreno condominiale, ad esempio, per nutrire una colonia. Attenzione, però: è bene verificare, prima di tutto, se esista una delibera di assemblea in cui è espresso un divieto a riguardo. È il primo passo per evitare problemi tra gatti e vicini di casa.
Verificato ciò, quello che è importante fare, successivamente, è tenere pulita l’area: è una questione di igiene e decoro. Questa regola vale anche se a essere nutrito in giardino è il gatto di proprietà di un condomino. Laddove, inoltre, escrementi o avanzi di cibo arrivassero a puzzare in maniera disturbante, i condomini hanno diritto di ricorso al giudice.
In mancanza di queste accortezze, si può incorrere in un’azione civile con eventuale risarcimento. Non si cade nel penale, in questo caso.
Accumulo di animali, o hoarding
Salvare un randagio dalla strada è sempre, di per sé, una buona azione. Qualche volta, però, le condizioni di vita casalinga sfociano nel maltrattamento, qualora un numero eccessivo di animali in uno spazio troppo ristretto causi loro sofferenze e non permetta loro di esprimere la loro natura intrinseca. Recentemente, come esprime la sentenza della Cassazione n. 1510/19 del 14 gennaio 2019, una donna che deteneva 33 gatti è stata condannata per maltrattamento di animali.
In questi casi si parla solitamente di accumulo di animali o hoarding. Le parole chiave per identificarlo sono “condizioni di sovraffollamento” e “pessime condizioni igieniche”. Un condannato per questo reato generalmente va incontro anche alla confisca degli animali.
Per evitare problemi tra gatti e vicini di casa basta, spesso, non incorrere in questi reati.