Quando adottate un animale da una volontaria: un testo commovente

La destinazione finale di ogni animale senza casa è, o così sarebbe auspicabile, una famiglia tutta per lui, o lei. Il passo intermedio, tuttavia, è altrettanto importante. Il primo angelo che chi ha vissuto la crudeltà della strada incontra è certamente una volontaria, pronta a garantire al quattrozampe che nulla ha avuto dalla vita amore, calore e cure. E proprio a figure come queste è dedicato lo scritto Quando adottate un animale da una volontaria.

Quando adottate un animale da una volontaria…

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ed entrate a gamba tesa senza pensare…

Magari lo ha tenuto in stallo a casa sua o comunque

se ne è occupata direttamente, portate rispetto.

Portate rispetto per tutto ciò che c’è dietro a quell’animale che vi viene consegnato con gli occhi lucidi e la voce tremante, e portate rispetto per tutto ciò che quell’animale significa e rappresenta. Quell’animale rappresenta la rabbia, tanta, tantissima rabbia. Perché un animale a cui un volontario cerca casa ha sempre dietro un abbandono e l’abbandono è ciò che il volontario teme di più, è ciò che cerca di combattere, quasi sempre invano, perché per uno che ne salvi mille ce ne sono ancora da salvare e tu cerchi di arrivare dappertutto e non ce la fai.

Perché le persone pensano ancora che la sterilizzazione sia contro natura! Ma arriva una momento che sei obbligata a dire di NO perché non sai più dove metterli e pur sapendo che è stata una scelta obbligata perché non potevi farcela ti senti comunque una merda.

Quell’animale rappresenta la sofferenza e la paura che se malato o cucciolo, non ce la farà nonostante ci si metta tutto l’impegno e la volontà del mondo.
Quell’animale rappresenta il terrore di non farcela a pagare veterinario, pappe buone per tutti, latte in polvere, sverminazioni, antiparassitari, vaccini e chip, pensioni, l’angoscia del dover chiedere e chiedere e l’umiliazione nel doverlo fare, perché non bastano uno, due, mille stipendi, non bastano mai nonostante ci si metta tutto ciò che si ha e anche oltre.
E quando chiedi il rimborso veterinario o del chip, ti senti dire che gli stai vendendo l’animale.

La paura del non riuscire a trovare casa a tutti, la paura di aver sbagliato a valutare quelle persone che l’hanno richiesto in adozione, di non avere valutato tutti i pro e i contro, di non essere stata sufficientemente chiara nello spiegargli cosa e come devono fare. Perché tu ci hai perso i giorni, le notti, il sonno per far sì che stessero bene, che crescessero sani e felici nonostante tu potessi dare loro solo un surrogato di casa.

In ogni animale che portate a casa c’è un pezzo della volontaria che ve l’ha affidato, che è vero, non è stata obbligata da nessuno, è stata una scelta la sua, uno stile di vita che potrebbe abbandonare in qualunque momento se non riuscisse più ad andare avanti ed è proprio qui che vi sbagliate. Perché qualunque volontaria che opera da qualche anno avrà detto almeno una volta nella disperazione “Io adesso mollo, non ce la faccio più!” ,ma poi non l’ha fatto. Perché mollare è impossibile, perché il senso di colpa è troppo grande e già solo l’idea di averlo pensato ci fa sta male, perché si è sempre mossi da una spinta invisibile, da una forza più grande di noi, di noi e di tutta la cattiveria del mondo.

Abbiate quindi rispetto per quella parte della propria anima e del proprio cuore che una volontaria vi consegna dandovi in adozione un animale e che sarà sofferente nonostante lei sappia che andrà a stare bene e non sottovalutate mai i nostri consigli.
Ricordatevi che anche noi abbiamo un cuore.

Non ci è noto, purtroppo, l’autore o autrice di questo splendido testo. Se doveste leggerci e identificarvici, fatevi avanti! Saremmo lietissimi di fare il vostro nome!