Bagel, il gatto che ha trovato una casa dopo aver fatto da cavia da laboratorio
Può sembrare assurdo, e senza dubbio è terribile, ma esistono ancora luoghi in cui la sperimentazione animale colpisce anche i gatti. Quello della sperimentazione animale è un discorso più complesso di come appaia, e va da sé che sarebbe ottimale se mai più nessun animale fosse detenuto in laboratorio. Resta che, quando si tratta di un animale ritenuto “da compagnia”, se ne resta generalmente doppiamente inorriditi. Ebbene, non sempre la permanenza in laboratorio termina con la morte: questo gatto ha trovato una casa dopo aver fatto da cavia da laboratorio.
Bagel, così si chiama ora, nel laboratorio dove “lavorava” era conosciuto come numero 698, e la stessa sequenza di numeri è stata tatuata con inchiostro indelebile all’interno del suo orecchio sinistro. Non era un essere vivente con legittimi diritti, era un mezzo: veniva utilizzato per testare la tossicità di diverse sostanze chimiche.
Lui e altri 200 animali, però, sono stati messi in salvo dalla Beagle Freedom Project, gruppo dello stato dell’Oklahoma, negli Stati Uniti. E così ha incontrato la sua umana, Erin, che è andata fino in Oklahoma dalla Florida per dare una casa a uno di quei quattrozampe sfortunati.
“Il mio amato cane Bodhi e il mio gatto Lentil sono morti, quindi stavo cercando di adottare un altro animale. Bodhi e Lentil lo avevano mandato lì apposta per guarire il mio cuore“.
E definisce Bagel “la cosa più dolce che abbia mai conosciuto in vita mia“, perché è davvero un gatto abituato alle persone e amorevole. La sua umana ha aperto una pagina Instagram in cui racconta la trasformazione di Bagel e il viaggio che stanno facendo insieme.
Non è stato facile per lui, ricominciare a vivere. Il viaggio in aereo lo ha messo a dura prova; e in seguito, messo di fronte a una cesta di giochi, non sapeva cosa fossero o come utilizzarli. Un altro dettaglio importante è che Bagel “non usa la voce, fa un piccolo sussurro”. Questo sembrerebbe in contraddizione con la sua familiarità con l’essere umano, considerando che il miagolio è generalmente riservato alla comunicazione con noi bipedi. La realtà è che, nei laboratori, i gatti sono ben socializzati e molto mansueti per rendere più facile ai ricercatori condurre su di loro gli esperimenti. La loro tecnica per farsi obbedire? Negavano il cibo, perché “un gatto affamato è solitamente un gatto motivato”.
Fa male anche solo pensarlo, ma neanche in Europa siamo abbastanza avanzati da vietare completamente, all’atto pratico e nonostante il regolamento del 2013, la sperimentazione su animali ai fini cosmetici. Non resta che augurarsi che presto questo stato di cose cambi.